Implantologia
Ha ancora dei costi molto elevati per la raffinatezza delle tecniche chirurgiche assai avanzate e per l’assoluta precisione della tecnologia e della componentistica, tuttavia sta diventando sempre più diffusa e praticata come una normale soluzione alternativa. Consiste nel permettere l’integrazione di un metallo biocompatibile (titanio), in un tessuto umano (osso): si parla, infatti, di implantologia osteointegrata, cioè di un vero e proprio legame intimo e stabile tra le cellule ossee e le molecole del titanio, che non consente alcun movimento e che è in grado di sopportare i carichi assai elevati delle forze masticatorie. Dopo un’accurata fase diagnostica con esami radiologici appositi ( CBCT), si passa alle varie fasi operative: una seduta chirurgica in cui vengono posizionati gli impianti (fixture) completamente sommersi nell’osso e ricoperti dalla gengiva.
Dopo un periodo di riposo di circa 4-6 mesi, necessario per consentire l’osteointegrazione, si passa ad una seconda fase chirurgica per la riapertura e lo scoprimento della “testa” degli impianti e la successiva connessione a questi dei monconi (abutment), cioè dei "perni" che fuoriescono dalla gengiva e sui quali verranno cementate o avvitate le corone di porcellana, esattamente come se fossero monconi di denti naturali.
La ricerca scientifica in continua evoluzione (soprattutto nelle due scuole più autorevoli, cioè quella nordamericana e quella svedese) ha recentemente permesso di utilizzare immediatamente gli impianti: in determinati rari casi è oggi possibile in un’unica seduta posizionare gli impianti nell’osso, avvitarvi i monconi e porre su questi dei denti provvisori. Il paziente che arriva nello studio privo di alcuni elementi o con una protesi mobile, può uscire nella stessa giornata con i suoi denti fissi, e iniziare subito a utilizzarli masticando; questa tecnica viene definita “implantologia a carico immediato”.
A Cosa servono e chi ne può beneficiare?
La riabilitazione protesica di pazienti che hanno perso alcuni o tutti gli elementi dentari rappresenta per il paziente e per il dentista uno degli eventi più impegnativi nell'ambito delle discipline odontoiatriche. Spesso la perdita di elementi dentari comporta un danno non solo da un punto di vista estetico (perdita del sorriso) o funzionale (insufficienza masticatoria) ma anche psicologico, con perdita della confidenza e difficoltà nella vita di relazione. Le tradizionali tecniche di riabilitazione protesica, sia fisse che mobili, richiedono la riduzione di elementi dentari sani o la applicazione di ingombranti manufatti che possono non rispondere alle aspettative del paziente. Ormai da oltre 30 anni in sostituzione di elementi dentari perduti sono disponibili impianti osteointegrati endossei.
Cosa sono?
Gli impianti dentari sono delle viti in titanio che vengono posizionate all'interno delle ossa mascellari e che fungeranno da sostegno per la ricostruzione protesica. In pratica gli impianti sostituiscono le radici dei denti che sono state precedentemente estratte o perdute.
Come funzionano?
Contrariamente a quanto spesso viene detto gli impianti osteointegrati non sono soggetti a rigetto. Infatti il materiale da cui sono costituiti, il titanio, rappresenta un materiale assolutamente biocompatibile che cioè viene riconosciuto dall'ospite come elemento naturale. Il principio biologico su cui si basa il successo degli impianti è la cosidetta osteointegrazione. Questo fenomeno biologico, osservato e descritto per la prima volta dal Prof. P.I. Branemark nel 1965, rappresenta la capacità del titanio di guarire all'interno dell'osso, risultando in un intimo e perfetto contatto con quest'ultimo. Questa caratteristica rende gli impianti virtualmente immobili e capaci di sostituire denti perduti.
Come vengono inseriti e restaurati?
Due fasi successive sono necessarie perché gli impianti possano essere utilizzati. Una prima fase chirurgica consiste nella inserzione degli impianti stessi.
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